Fame di destino

Oggi sul Corriere della Sera Alessandro D’Avenia, professore di Lettere con molti anni di esperienza a contatto con i ragazzi, parla del destino e dell’esigenza di uno scopo che la società tende a soffocare e far dimenticare, in particolare negli adolescenti.
Ci sembra interessante  la responsabilità educativa che in questo momento, secondo D’Avenia, spetta alla scuola, dove spesso si parla di innovazione nella didattica solo a un livello superficiale (nuove tecnologie, cambiamenti nella programmazione e nella valutazione).

Così l’autore dell’articolo richiama al cuore della questione:

《La scuola si sta riempiendo di retoriche di destino (soft skills, educazione civica, sessuale, stradale…), che, per quanto utili, sono spesso caratterizzate da imposizione di comportamenti più che scoperta di talenti. Per riformarla bisogna darle la forma che le spetta, cioè mettere un ragazzo in condizione di avere destino: scoprire per che cosa è nato. Per riuscirci o la scuola diventa dinamica e comincia a ruotare attorno a ciò che ogni ragazzo è venuto a portare al mondo (il suo talento) o continuerà a essere una catena di parcheggio/montaggio anziché una fucina di vocazioni. Ogni studente ha diritto di uscire dalla scuola dell’obbligo sapendo leggere, scrivere e far di conto, cioè stare di fronte alla realtà senza farsi manipolare, ma potendo dire anche: «Io sono nato per questo».》

Cosigliamo la lettura integrale dell’articolo a questo link:

https://www.corriere.it/alessandro-d-avenia-ultimo-banco/23_marzo_06/fame-destino-668ebebe-bb79-11ed-bd21-1b5b3f6000de.shtml?refresh_ce